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Escursione Cima Marana

         

Difficoltà: media superiore
Ore: 3,5 - 6
Itinerario: Campotamaso Chiesa - Vallone Marana - Rifugio Marte - Casón dei Vècia - Spigoli - Rialto - Sengio del Love - Cima Marana
Consigli: Una adeguata preparazione, un binocolo che ti permette di vedere il mare nelle giornate limpide, una macchina fotografica. Se avete intenzione di portarvi delle sigarette al seguito, rinunciate alla camminata, può favi solo male. Inoltre rischiate di far divampare qualche incendio indesiderato


Infatti si parte da Campotamaso (quota 450) e si arriva a Cima Marana (1552) con una Direttissima, che ha il pregio di essere abbastanza corta, ma il difetto che fa sbuffare anche i più preparati. Nella prima parte, fino ad arrivare al "Casón dei Vècia", si segue il sentiero Braggion. Dalla Chiesa di Campotamaso si prende la direzione "Contrada Case" per poi deviare, arrivati al "Ponte Austriaco", duecento metri più avanti, in direzione Vallone Marana, una strada sterrata e molto bella, affiancata dal torrente. Da questo momento in poi si entra nella Valle del Boia, una valle piena di leggende e di fascino. Si prosegue per circa due chilometri sullo sterrato, fino ad arrivare, sorpassata la contrada Vallone Marana, al "Rifugio Marte", punto di raccordo con il sentiero, che si inerpica per i boschi, e le altre vie che portano da una parte verso la Contrada Lorenzi e dall'altra verso il monte Turiggi. Ad indicare l'inizio del sentiero Braggion c'è una targa, con l'aggiunta di una memoria che ci ricorda di rispettare la Montagna ed il suo habitat. Si prende dunque il sentiero Braggion e ci si inerpica lungo il bosco fino a raggiungere il Casón dei Vécia, un percorso che dura fra i 35/45 minuti (per gambe buone) e le due ore per i sedentari. Il percorso non è lungo, ma in determinati passaggi è abbastanza ripido. Consigliata a questo punto una breve pausa, per rifocillarsi un po' e godere della squisita acqua che sgorga da un'affascinante fontanella. Da questo momento e fino al ritorno non c'è possibilità di incontrare altre fonti d'acqua potabile. E siamo ad un terzo della via. Si procede verso sinistra (guardando il monte), su una mulattiera per circa 700/800 metri. Chi vuole approfittare, nel mese di agosto, può fare il pieno di lamponi, qui veramente abbondanti. Quando è il momento di puntare ancora verso il monte ci si accorge subito. Si arriva ad una curva secca con la mulattiera che prende a scendere. Per noi è il momento di ritornare nel bosco. Non è molto chiaro il punto di raccordo, poiché la via non è molto frequentata. Si riprende dunque il sentiero in mezzo al bosco che dista qualche metro sopra la stradina e per questo quasi invisibile. La parte successiva (circa 300 metri), forse è la più dura del percorso. E' necessario arrampicarsi su un tratto roccioso (nulla di preoccupante, anche i bimbi di 6 anni possono farlo). Seguendo il sentiero si arriva ad un recinto di filo spinato che delimita un pascolo di montagna (Rialto), con un punto d'ingresso segnalato da una parte rimovibile. Ricordarsi, dopo aver rimosso il punto del passaggio, di rimettere il filo spinato al suo posto. Le vacche al pascolo che nella stagione estiva alpeggiano qui, potrebbero sconfinare e finire per arrecare danni. Da questo passaggio si può puntare verso la "Malga de Toni" per poi arrampicarsi sul prato retrostante fino al raccordo con il sentiero, oppure proseguire all'interno del bosco su un sentiero poco segnato ma che ha, come riscontro, lo "spigolo". Consigliata la seconda soluzione, poiché permette di rimanere al riparo dell'ombra degli alberi. Il sentiero, poco più sopra, ritorna ben visibile e, da qui in poi, non si ha più la possibilità di sbagliare. Il segnavia è il n. . . . e ci porterà difilato verso la sommità del monte. L'ambiente è sempre piacevole e pieno di sorprese. Si possono incontrare facilmente i gigli di montagna o altri fiori particolari, i ciclamini sono ovunque e il faggio, vero re di questa montagna, ci ripara con i suoi rami dai raggi infuocati del sole. A tratti dura e a tratti morbida, la salita ci dà la possibilità di recuperare il respiro e di fermarci ogni tanto a riprendere fiato, contemplando la vallata sottostante. Tranne qualche piccolo sprazzo, in questa seconda parte si osserva quasi sempre la vallata di Creaspadoro, altrettanto magnifica. In lontananza si scorgono i paesi montani che sono in provincia di Verona e le creste che ci dividono dalla regione del Trentino. L'ultima parte è parecchio impegnativa. Mancano solamente 700/800 metri alla vetta, però si arriva abbastanza stanchi, la salita si fa più ripida e non c'è modo di riprendere il fiato. Quando si arriva alla meta, si coglie tutto il sapore della conquista. Il colpo d'occhio è inappagabile; con una carta geografica che ci conforta siamo in grado di dominare mezzo Veneto. Il tempo di percorrenza dal Casón dei Vécia alla cima Marana è, per gli allenati di circa un'ora e mezza, per i meno allenati dalle 2 alle 3 ore e mezza di percorso. Non rimane altro che dire un'Ave Maria ai piedi dell'immancabile Capitello dedicato alla Madonna, eretto dagli Alpini e più volte restaurato. Si può sfruttare una baita sempre aperta che può ospitare una decina di persone, se il tempo è brutto, o se si vuole approfittare del camino per farsi "quattro braciole ai ferri". Il ritorno avviene per la stessa strada che ci è servita per la salita. Ci sono altre alternative, che si possono trovare in altri siti. Importante è sapere che, da qualunque punto, si possono percorrere altre vie e raggiungere la medesima meta. La comunità di Campotamaso vi augura buona camminata e garantisce la qualità del percorso. Come dire: soddisfatti o rimborsati.

Scritto da Giannino Bertò | il: 03/06/2000

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