Lungo la statale che porta da Valdagno a Recoaro, in località S. Quirico, c’è una biforcazione che porta verso Reocaro Mille. A circa due chilometri dall’imboccatura ci si può fermare in un posteggio attrezzato e ammirare la “Spaccata”, ovvero un orrido alto circa 92 metri. A differenza degli altri orridi, questo lo si osserva dal basso verso l’alto ed esiste una scala in legno per salirlo.
Questo posto, secondo le tradizioni popolari, è abitato dalle “anguane”, donne strane inventate ancora ai tempi dei cimbri che avevano portato con loro le varie credenze del nord. (“chi erano le anguane” lo si può trovare nella pagina dedicata ai folletti in questo stesso sito).
La più famosa delle anguane che abitavano il luogo era una figlia di Uttéle, Ittéle, anguana dalle forme procaci, ammaliatrice di uomini. Un montanaro del luogo se ne innamorò perdutamente e volle sposarla e portarla presso la sua dimora. Da questo matrimonio nacquero due figlie. La vita si svolgeva tranquilla finché un giorno un giovanotto, che passava nei pressi della Spaccata, aveva sentito una voce che tristemente lo supplicava: “Uomo della cavalla bianca, dite a Ittéle, mia sorella, di venire perché sua madre Uttéle stà morendo.”.
Appena il giovanotto si presentò a casa di Ittéle e riferì le parole, questa scomparve da casa sua per tornare alla Spaccata dove nel frattempo la madre era morta. Ogni mattina però si recava presso la sua casa per pettinare le sue figlie,che durante la notte venivano spettinate dai dispettosi “salbanèi”, entrando nella camera attraverso il buco della chiave. Il marito innamoratissimo la pregava continuamente di rimanere, ma invano. Alla fine, commossa dalle lacrime dell’uomo che tanto l’amava, gli disse: “Se tu puoi trattenermi, mentre faccio tre passi indietro, rimarrò sempre con te.”
L’uomo tentò di abbracciala, ma al terzo passo non strinse che il vuoto. L’anguana Ittéle era sfumata come nebbia leggera e non fu mai più vista. Rimane solo la sua presenza invisibile e la sua voce che si sente quando infuria il vento e la spaccata ne ripete l’eco.
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