Campotamaso, fino alla fine degli anni ’60 era diviso in fazioni ognuna delle quali era un mondo a se stante. Queste si potevano collegare alla zona del paese abitata, ovvero al gruppo che si era costituito e sviluppato attorno alla corte. Mentre nei bambini e negli anziani questo antagonismo era meno sentito, a livello di ragazzi si sviluppava una vera e propria rivalità. Ecco allora le varie zone e le varie alleanze. Qualche zona era più neutrale, mentre nelle altre si giocava una partita quasi politica per potersi aggiudicare una maggioranza. Questo era il paese. Su questa divisione si potrebbero scrivere dei libri, ma a me risulta cara soprattutto la mia corte, che si affacciava sulla via Castiglieri, subito dopo il Bar.
Quando il mio pensiero torna là, il mio animo diventa gaio, sempre in vena di scherzare, di rinnovare all’infinito quell’atmosfera gioviale e serena che allora, negli anni ’50, si respirava. Per noi era il centro del mondo, privo di pericoli reali, ma abitato di volta in volta da orchi, anguane, sanguanei, angeli, madonne, signori, dottori, e chi più ne ha più ne metta.
Erano in voga allora alcuni giochi che oramai si perdono nei ricordi: gli attrezzi più comuni erano il cerchio della bicicletta che rincorrevamo utilizzando, per spingerlo, un paletto di legno; un rocchetto per il filo (rocheta) vuoto equipaggiato con elastico, cera e due piccoli bastoncini che chiamavamo carro armato; la fionda ricavata dalla forcella di qualche sventurato ramo, arma letale (sic!) nelle mani di noi monelli pronti a tirar sassi contro qualunque cosa e qualche altra piccola diavoleria inventata lì per lì. Invece per i giochi di gruppo c’erano i classici: bandiera, guardie e ladri, pallone, dottore (il mio preferito, anche se a raccontarlo probabilmente qualche signora di oggi, allora bambina, rischierebbe di arrossire), ciupa scondere, au. Esisteva poi il rito di accompagnare le bestie al pascolo: era un ruolo ambito perché i più fortunati riuscivano a racimolare 5 lire ed era il momento in cui ci si riuniva per cucinare le patate, lesse oppure sotto la cenere, e fare grande festa. Com’era diverso il modo di vivere e divertirsi rispetto alla vita dei ragazzini di oggi!
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