BRIGATA STELLA
Formazione partigiana, formatasi nel 1944 alle pendici dei monti Lessini. Celebri sono i suoi comandanti, fra cui Bertò Francesco, nome di battaglia “Marte” (al centro della foto, in piedi, riconoscibile dal berretto), capo del distaccamento che operava nelle valli che circondano Valdagno.
La Brigata Stella non è certamente una brigata marginale nel quadro della lotta armata nel Triveneto. Infatti dai suoi primi nuclei (quelli di Malga Campetto del gennaio – febbraio ’44) si costituisce il gruppo A. Garemi, che estende la sua giurisdizione nell’autunno del ’44 a tutte le formazioni armate dal Garda al Brenta. Opera in una zona strategicamente importante e forse la più controllata e presidiata da fascisti e tedeschi in Italia: quella dove aveva la propria base il comando della Wehrmacht per il sud - est europeo. La sua zona di competenza tra la provincia di Vicenza e Verona era limitrofa a quella della divisione “Pasubio” del Marozin. Notevole il suo contributo in vite umane: 181 partigiani uccisi da fascisti e tedeschi in combattimento o per rappresaglia. Di fronte a questi martiri per la libertà, fin da ora, ci leviamo il cappello (come si usa fra gli alpini), in segno di rispetto e di ammirazione per il loro eroico sacrificio. Non vuole essere questo un documento destinato a rispolverare nuovo odio verso i nostri fratelli italiani che, per convinzione o per comodità, militarono dall’altra parte della barricata. Vuole solo testimoniare un periodo oscuro del nostro Paese (“Che almeno qualcuno sappia questo”: La resistenza sui Lessini di Giancarlo Zorzanello) e onorare tutti i caduti per la libertà.
Come si pone Campotamaso nelle guerre mondiali.
Campotamaso ha donato molte vite alla Patria. Da un paesello così piccolo non ci si apetterebbe granché , ma le due guerre mondiali che nel XX secolo insanguinarono anche l’Italia, hanno richiesto un gran numero di vittime a tutto il Paese. Campotamaso ha fatto la sua parte, prova ne è il monumento ai caduti eretto di fianco alla chiesa. I loro nomi ci fanno onore.
Molti altri sono i caduti tra le fila dei partigiani e che non verranno mai menzionati da monumenti, non almeno singolarmente. Campotamaso, anche qui si è dimostrato un paese non secondo a nessuno. Era il punto di incontro e di comando della Brigata Stella, comandata da un uomo semplice e sostenuto da molti paesani. Il suo nome era Francesco Bertò, meglio conosciuto con il nome di battaglia “Marte”.
Nato a Campotamaso il 13 giugno 1909 da Donato Bertò e Bevilacqua Speranza, militante negli alpini in Iugoslavia, V elementare, qualifica Assitente nella fabbrica Marzotto di Valdagno, è partigiano della formazione “Pasubio” del Marozin e suo luogotenente, molto apprezzato dallo stesso Marozin per la sua funzione di informatore. Infatti non di rado, attraverso la sua proverbiale estrosità, si ferma a bere o a mangiare con i tedeschi ed i fascisti che, fino al ’45, a causa di una spiata, non sapevano della sua reale natura di partigiano. Nel settembre ’44 passa alla “Stella” con il grado di comandante ed organizza il quartiere generale a casa sua. Nei racconti della famiglia si apprende che il nascondiglio delle armi era un buco ricavato dietro un quadro della “Sacra Famiglia”, una stampa vecchia che ancora oggi viene conservata dalla nostra famiglia. Fu catturato dalla brigata nera di Valdagno il 27 – 1 – 1945 e condannato a morte, condanna che avrebbe dovuto essere eseguita il 1 aprile 1945, giorno di Pasqua. Riuscì a salvarsi grazie all’ ”aggravarsi” della sua salute creata artificiosamente da medici volenterosi all’ospedale di Valdagno. Liberato con azione di sorpresa dai partigiani all’inizio di aprile del ’45, partecipò alla liberazione imponendo atti di clemenza verso fascisti già condannati a morte, guadagnandosi il rispetto così anche delle parti avverse. Soleva dire: “La guerra è finita, a cosa servono altri morti?”. E a chi gli rispondeva che “loro” ne avevano combinate di tutti i colori e che avevano ammazzato molti giovani partigiani e gente indifesa, rispondeva: “Ora basta con l’odio, dovranno rendere conto a Dio delle loro malefatte. Non è certamente passandoli per le armi che riusciremo a creare una Italia più libera. No, basta. L’ora dell’odio è finita, almeno speriamo.” Filosofia spiccia, ma identificativa di una persona onesta e profondamente umana.
Marte è morto il 28 marzo 1982 all’ospedale di Valdagno dove era ricoverato da alcuni giorni. Al suo funerale hanno partecipato commossi i cittadini della vallata e oltre. Significativa la presenza dei manifesti che accompagnarono il suo ultimo viaggio da Valdagno a Campotamaso: ad ogni lampione era affiasso un manifesto di ringraziamento e di saluto al “Comandante Marte - eroe della libertà”.
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