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il METEO

Alcuni giochi caratteristici

INQUAJARSE
(gioco della quaresima e delle festività pasquali)

Era un semplice gioco col quale i ragazzi cercavano di sorprendere i loro coetanei durante la Quaresima e il periodo pasquale. Ogni ragazzo portava, nascosto in qualche parte del suo vestito (dentro le tasche, nelle calze, dentro le scarpe ), qualche foglia o rametto di martèlo (bosso) o di altro sempreverde. Allorché incontrava un altro ragazzo diceva: "Pascoa vien, Pascoa va, do xea la fòja? " ( oppure: "Pasqua vien, Quaresema va, fora la fòja "). L'interpellato doveva estrarre il sempreverde e dire: "È cola qua". Nel caso ne fosse sprovvisto doveva pagare un pegno.

CAPORALE (gioco delle biglie)

Si dispone una serie di ceche (le palline di terracotta) una per ogni giocatore, in fila l'una a fianco dell'altra, di fronte ai giocatori, a una certa distanza. Stabilito mediante la conta l'ordine di gioco, ogni giocatore lancia, senza superare una striscia segnata per terra, a rigoleta (facendo scorrere a terra) la sua céca cercando di colpire una delle palline, preferibilmente tra le prime della fila (che inizia convenzionalmente dal caporale, una céca più grossa delle altre posta a sinistra). Se con la sua pallina tocca una céca la vince, e con essa vince tutte quelle che stanno alla sua destra. Esaurita la fila, se ne predispone un'altra e si ricomincia.

FILETA (gioco delle biglie)

In questo caso le ceche sono disposte una dietro l'altra, in fila indiana, precedute dal caporale; colpendone una si vincono tutte quelle che stanno dietro ad essa. Questo gioco è più difficile del precedente perché si deve tirare a seca, cioè lanciare la propria ceca a parabola, colpendo il caporale o le ceche seguenti solo nel primo impatto a terra.

Se con le ceche giocavano sia i ragazzi che le ragazze, al pici e a mòrti (giochi fatti gettando una scaja, un sasso piatto, per conquistare un chiodo o un pezzo di rame o di ottone il primo, o per vincere l'avversario abbattendone il sasso che lo rappresentava, posto verticalmente il secondo), si dedicavano solo i maschi.
Soprattutto d'inverno, raccolti nelle stalle (ma anche nelle altre stagioni quando non si sentiva il bisogno di correre) si praticavano tranquilli giochi scherzosi contesti di parole e fondati sull'intuito, più cari alle bambine, come Deale bel deale (ditale bel ditale), o giochi più violenti e maneschi, come s-ciafeta, savata, fragnòcola, più graditi ai maschi.

FRAGNÒCOLA

Si prende una vecchia calza di lana, la si riempie parzialmente di fiorìmine (tritume di foglie secche e semi di fieno) o di altro materiale analogo e la si lega dalla parte aperta in modo da ottenere una specie di mazza. Si prende un sòco (ceppo di legno) e lo si mette al centro del locale. Si dà ad ognuno dei due contendenti una fragnòcola e lo si benda. Comincia il gioco uno dei due dicendo: "Compare vala bèn?". "Sì" risponde l'altro. Il primo ribatte: "Tènto che la fragnòcola la vien" e tenta di colpire con la sua fragnòcola l'avversario, che non deve mai staccarsi dal sòco (deve almeno toccarlo con un braccio o una gamba). Nella fase successiva le parti si invertono e così si continua.

e ancora...

Fuori di casa il gelo e la neve offrivano altri motivi di svago e si passavano intere ore a slissigare (scivolare sul ghiaccio ), anche con l'aiuto di sacchi e della sgaruja o snòla (slittino), o a combattere battaglie a palle di neve, o a costruire, sempre con la neve, pupazzi. Rientrando in casa bagnati e a volte accaldati si apprezzava di più il tepore della stalla.

I giochi che raccoglievano tutti attorno a sè e concorrevano a rinsaldare i legami dell'intera comunità erano i giochi delle sagre. Li praticavano pochi ragazzi o giovanotti, ma tutti gli abitanti del paese facevano da coro, commentando e tifando calorosamente il gioco delle pignate, le corse dei mussi o coi sachi, l'immancabile cuccagna alla cima del cui palo erano appesi, come in un irraggiungibile miraggio, una soprèssa, un pollo, un fiasco di vino, un bacalà.

I giocattoli erano pochi, poveri, sempre realizzati in casa, a cominciare dalle immancabili bambole di pezza per le bambine e dalle sgaruje o snòle per scivolare sulla neve, cui si aggiungeva qualche carrettino in legno. A volte i ragazzi si costruivano da se il móscolo (la trottola) oppure lo s-giónfo, una specie di rudimentale schioppo ricavato da un ramo di sambuco, o il rochèlo (detto anche carrarmato dalla fine della seconda guerra) che procedeva lentamente da solo grazie ad una carica con l’elastico.

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Designed by Giannino Bertò - Versione 6.0 - Febbraio 2013 - Prima stesura; Agosto 1998

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Campotamaso, comune di Valdagno in provincia di Vicenza. é nella Valle dell’Agno, confina a est con la Valle del Chiampo e a nord oves con la valle del Leogra e con Schio. Dal monte Turigi che lo sovrasta è possibile scorgere lAltopiano di Asiag, Il Pasubio, le Piccole Dolomiti, Marana e MonteFalcone. Il sentiero Braggion è una delle escursioni èiù belle che ci sono nella vallata, dove è possibile percorrere la Valle del Boia, da dove inizia, fino a Turiggi. Le sue tradizioni come le calcare, la Stria, le anguane, i salbanei e racconti antichi ne fanno un piccolo gioiello della Valle dell’Agno..