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il METEO

Eredità e realtà del passato

Palazzo Fiorasi

Particolare palazzo FiorasiUn popolo lo si misura dalla sua storia e l’unica maniera che ha di progredire in modo armonioso è quello di mantenere il ricordo delle proprie radici, sapendo cogliere l’eredità dei vecchi, del loro modo di vivere e assecondare la natura, coinvolgendola in tutte le azioni quotidiane.
                                                                                            
Giannino Bertò 

Non si possono non tener presenti le vicende del passato, che hanno avuto parte fondamentale nel determinare il profilo di ogni civiltà, e quindi anche quello della nostra valle. Neppure in passato la realtà culturale è stata statica; essa ha sempre avuto una continua evoluzione, per lo più lenta, ma a

volte segnata da cesure, traumatiche o meno. Ogni età riceve dal passato una vasta eredità di risultati. Il modellamento dell'area montana, ad esempio, che sta ancora alla base dell'attività agraria, è frutto di un lavoro e di interventi durati molti secoli; questi interventi riflettono i caratteri delle generazioni degli abitanti della zona. Nel nostro caso sono quelli del contadino e del montanaro veneto che, a partire dal Medio Evo, è qui vissuto sotto istituzioni e domini che si sono succeduti; sotto i signori feudali e sotto i Comuni, e in particolare quello vicentino prima, e poi sotto i Padovani, gli Scaligeri, i Visconti, la Repubblica Veneta e, più vicino a noi, sotto l'Austria e lo Stato Unitario.

MolinoNon si deve però trascurare di rilevare che fra tutte queste influenze di impronta sostanzialmente latina è venuta ad inserirsi, in tempi abbastanza remoti, una componente di natura chiaramente germanica, dovuta alla presenza dei cosiddetti "cimbri". Non sta evidentemente a noi cercare di definire la dibattuta questione dell'insediamento di questi lavoratori di origine tedesca nel nostro territorio montano, dall'altopiano dei Lessini a quello dei Sette Comuni; noi dobbiamo tener conto della loro eredità ancora notevole in certi settori, come quello della toponomastica e nei cognomi. Ma l'influsso "cimbrico" si nota, ora evidente, ora sfumato e a volte sotterraneo, anche in tanti altri aspetti culturali. Lo possiamo incontrare in certi termini ancora in uso come linte (tiglio), nei nomi di certi manufatti come rìndola, il canale scavato in un tronco d'albero per convogliare l'acqua dalla sorgente all'àbio o làbio ( truogolo), come recùbele, lo strumento di richiamo dal suono cavernoso che evoca cupe tradizioni nordiche. Esso ha lasciato il segno in certe pratiche come la "Chiamata di Marzo", tanto intensamente e spontaneamente vissuta fino alla prima guerra mondiale a Recoaro dove era accompagnata da canti in dialetto cimbrico, o nelle leggende e nelle credenze sugli esseri mitici. Né dobbiamo pensare che esso sia rimasto esclusivo delle aree più marginali. Attraverso quel naturale processo per il quale le famiglie cittadine si rinsanguano grazie all'apporto dei più robusti innesti che vengono dai campi e dal monte, esso è penetrato e ha lasciato impronte fin nel centromasiera cittadino e nelle classi borghesi.

Contemporaneamente, per esigenze di crescita demografica, è avvenuto un importante modellamento dell’ambiente, che oggi è possibile riconoscere attraverso vecchi manufatti, dove si riconosce lo sforzo notevole fatto dalle genti della vallata per rubare alcune porzioni di terreno alla natura selvaggia atte a produrre più alimenti in grado di sfamare la popolazione che pian piano aumentava. I vecchi cascinali di montagna costruiti per rimanere più vicini possibile ai luoghi di ”produzione” e le vecchie masiére stanno ancora a testimoniare questi tentativi.

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Designed by Giannino Bertò - Versione 6.0 - Febbraio 2013 - Prima stesura; Agosto 1998

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Campotamaso, comune di Valdagno in provincia di Vicenza. é nella Valle dell’Agno, confina a est con la Valle del Chiampo e a nord oves con la valle del Leogra e con Schio. Dal monte Turigi che lo sovrasta è possibile scorgere lAltopiano di Asiag, Il Pasubio, le Piccole Dolomiti, Marana e MonteFalcone. Il sentiero Braggion è una delle escursioni èiù belle che ci sono nella vallata, dove è possibile percorrere la Valle del Boia, da dove inizia, fino a Turiggi. Le sue tradizioni come le calcare, la Stria, le anguane, i salbanei e racconti antichi ne fanno un piccolo gioiello della Valle dell’Agno..