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Agnese Lorenzi - la Bidèla

La Rita sartóra
La Maestra Paólona
él Mòro Munaro
Marino él campanaro
Bepi Munaro, l’uomo della Val del Boia
la Bidéla
Germano Antoniazzi

Così come la maestra Paolona è stata il simbolo della cultura primaria di Campotamaso nel secolo scorso, anche la figura della bidèla si accomuna alla medesima storia. Bidèla da sempre, probabilmente da prima che nascesse e fino alla sua morte, avvenuta nel 2006, lascia ancora un po’ più orfano il paese. Trovo giusto che una persona umile, non un eroe, faccia parte della nostra storia. Ha sempre servito il paese, con la bonaria tolleranza di chi deve fare un mestiere, ma sempre chioccia verso i bambini che frequentavano la scuola.

La bidèla de Campotamaso
(di Dario Rossatro)

Agnese Lorenzi - nata nel 1910 e morta nel novembre del 2006 a Campotamaso

Agnese Lorenzi inizia la sua attività di bidella, presso le scuole elementari di Campotamaso, nel lontano 1942.
Erano anni difficili, del secondo conflitto mondiale, che condizionò pesantemente la vita sociale ed individuale di ogni persona, la quale direttamente o indirettamente fu costretta a subirne tutte le negative conseguenze.
Di quei tempi Agnese ricorda i pentoloni dentro i quali bolliva il solito minestrone che la vecchia Brigida, sua zia, cuoceva per fornire il pranzo a tutti gli scolari. Per quei bambini veniva almeno in quella circostanza assicurato un minimo di alimentazione alla quale qualche famiglia alle volte nemmeno era in grado di provvedere.

Nel racconto di Dario ci sono, a questo punto parecchi aneddoti, sicuramente molto interessanti, che fanno capire di quale tempra fosse fatta la ”nostra” bidella.

Dopo la guerra gli scolari iniziarono a indossare i loro vestiti “borghesi”, non più grembiulini e camicie nere. Vestiti spesso sgualciti, rattoppati, di ultima mano e ai piedi quasi tutti calzavano quello che un giorno sarebbero diventate un cimelio storico, ma anche un importante parametro di riferimento della condizione sociale dell’epoca: le rumorosissime “sgambre brocate”.

Quando era inverno ed il freddo ghiacciava ogni cosa, il metodo di Agnese per rendere praticabile il breve passaggio che dalla porta delle scuole portava al cortile era assai rustico, ma efficace: con la cenere, che allora non mancava nelle case, la bidella cospargeva abbondantemente il viottolo. A volte anche con i carboni (bronse) ancora accesi che, oltre a non far scivolare, scioglievano almeno parzialmente il ghiaccio. Fatica sprecata perchè, appena Agnese girava l’angolo, la corsa alle scivolate riprendeva con rinnovato entusiasmo da parte di quei “maleduché, de vilani, sensa educazion”, come soleva spesso dire la nostra Bidella.

Erano tempi, quelli, in cui ogni ragazzo teneva in tasca il cosiddetto “cortèlo ronchéto”; attrezzo indispensabile, oltretutto, per intagliare il legno dei banchi. Ma questa attività artistico-artigianale, non trovava affatto d’accordo la nostra “Gnese”. La quale non poteva far altro che esternare il suo brontolato disaccordo. E aveva il suo bel d’affare a ripulire le aule, i cui pavimenti erano imbrattati di cartacce, inchiostro versato e fango portato dentro dalla strada o dal cortile nei giorni di pioggia.

In quei tempi si scriveva a matita o con il “pennino”. Spesso Gnese arrivava con in mano un barattolo di latta, la cui prima funzione era stata quella di contenitore di pomodori, colmo di nero di inchiostro. Una rapida occhiata nei calamai di ogni banco e subito avveniva l’eventuale rimboccatura di quelli semivuoti.

Stesso modo di operare quando era freddo: Gnese giungeva con le bracca cariche di legna da ardere per alimentare la stufa nei freddi e lunghi mesi invernali.

E’ significativo, per un ricordo storico, rammentare un episodio strano e inquietante del 1948, in occasione delle prime elezioni politiche della nostra giovane Repubblica. Uno dei carabinieri di guardia al seggio si fece consegnare dalla bidella le chiavi di casa: il motivo? Nessuno, durante la notte, doveva entrare o uscire dall’abitazione. Si seppe poi che l’edificio scolastico, sede appunto del seggio elettorale, era circondato e tenuto sotto controllo dai “Bianchi”, equipaggiati di un armamento male in arnese. Si temeva un assalto al seggio, per trafugare le schede, da parte dei “Rossi”. Paure rivelatesi infondate.

La Gnese rimase in attività fino al 1968, anno in cui venne avvicendata dalla figlia Assunta. Si rese tuttavia ancora disponibile fino alla chiusura del plesso scolastico di Campotamaso, decretata e attuata nell’anno 1987.

Continuò ad abitare nel piccolo appartamento, sito presso l’edificio scolastico, fino alla sua morte, avvenuta nel novembre del 2006, all’età di 96 anni.

Ciao Gnese. Tutti gli scolari di Campotamaso ti salutano e ti rigraziano.

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Campotamaso, comune di Valdagno in provincia di Vicenza. é nella Valle dell’Agno, confina a est con la Valle del Chiampo e a nord oves con la valle del Leogra e con Schio. Dal monte Turigi che lo sovrasta è possibile scorgere lAltopiano di Asiag, Il Pasubio, le Piccole Dolomiti, Marana e MonteFalcone. Il sentiero Braggion è una delle escursioni èiù belle che ci sono nella vallata, dove è possibile percorrere la Valle del Boia, da dove inizia, fino a Turiggi. Le sue tradizioni come le calcare, la Stria, le anguane, i salbanei e racconti antichi ne fanno un piccolo gioiello della Valle dell’Agno..