Sicuramente personaggio di gran spicco nel piccolo mondo di Campotamaso. Suoi alunni sono stati tutti gli abitanti del paese da poco dopo la prima guerra mondiale fino agli anni ˜70. E chi non è stato un suo alunno fisso ha potuto almeno approfittare di qualche giorno di supplenza così da poter dire “anch’io l’ho avuta”.
Lei ed il suo “Edoardeto”, il marito, vivevano, a mio ricordo, nella casa a fianco del “Bar Castiglieri”, in via Chiesa. Edoardo faceva il sarto per uomo mentre la Paolona era un personaggio centrale della comunità. I suoi metodi di insegnamento erano molto sbrigativi, retaggio di una vecchia scuola, abituata più ad insegnare agli anziani che ai bambini, ma non per questo meno efficiente. I suoi dettati erano uno spasso: normamente questi servivano per imparare a scrivere correttamente le parole, con le doppie, gli apostrofi, gli accenti e quanto altro. Quando veniva a fare supplenza da noi me la ridevo parecchio. Ad ogni parola faceva lo “spelling”, cioè sillaba per sillaba indicava cosa scrivere con due risultati finali: nessun errore nei dettati, nessun insegnamento della lingua. Allora ero insofferente a questo tipo di insegnamento, ma poi mi sono reso conto che era necessario per portare alla quinta elementare e promuovere più persone possibili che non sarebbero comunque andate oltre. Ma aveva un innato senso di insegnare le cose della vita e questo a quei tempi serviva più che non sapere il modo corretto di scrivere una doppia. Sicuramente tutti i “ragazzi” nati prima dell’80 se la ricordano con affetto.
E poi, suvvia, la prima maestra di Campotamaso deve avere gli onori della cronaca.
Viva la maestra Paolona.
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